sabato 15 luglio 2017

Guarda che mare!

Nonostante l’inquinamento da plastica in mare abbia raggiunto livelli di “non ritorno” in tutto il mondo e nonostante il bilancio del monitoraggio svolto in queste settimane da Goletta Verde di Legambiente come ogni anno evidenzi, oltre alle molte eccellenze, anche valori di contaminazione elevata lungo tutte le coste italiane, per il rapporto “European bathing water quality in 2016 presentato lo scorso 23 maggio dalla Commissione europea e dall’European Environmental Agency (Eea) “Oltre l’85% dei siti di balneazione marini e lacustri monitorati in tutta Europa nel 2016 soddisfa i requisiti più rigorosi per fregiarsi della qualifica di eccellente, il che significa che sono per lo più esenti da inquinanti pericolosi per la salute umana e l’ambiente” mentre “oltre il 96% dei siti di balneazione soddisfa i requisiti di qualità minimi stabiliti dalla normativa europea”.

Questa legge, in vigore dal 2006, impone a tutti gli Stati membri dell’Unione europea il monitoraggio annuale dei siti di balneazione e l’analisi della qualità delle acque che viene classificata come “eccellente”, “buona”, “sufficiente” o “scarsa” a seconda dei livelli di batteri fecali riscontrati e impone in caso di superamento dei limiti fissati di adottare misure correttive e l’obbligo di rendere pubblico il divieto di balneazione. Per l’Unione e l’Eea “La contaminazione fecale dell’acqua continua a presentare un rischio per la salute umana, in particolare nei siti di balneazione. Nuotare in spiagge o laghi balneabili contaminati può essere causa di malattie. Le principali fonti di inquinamento sono le acque reflue e le acque di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli. Tale inquinamento aumenta in caso di forti piogge e inondazioni a causa della tracimazione delle fognature e del riversamento delle acque di drenaggio inquinate nei fiumi e nei mari”. 

Un’eventualità che al momento sembra rara visto che lo scorso anno, tutti i siti di balneazione analizzati in Austria, Croazia, Cipro, Estonia, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Romania, e Slovenia hanno conseguito almeno la menzione di qualità “sufficiente”. Per il rapporto il 95% o più dei siti di balneazione del Lussemburgo, Cipro, Malta, Grecia e Austria sono stati valutati di qualità “eccellente”, mentre in Europa solo l’1,5% dei siti di balneazione è stato valutato di qualità “scarsa” e in generale tra le stagioni balneari 2015 e 2016 il numero assoluto dei siti valutati negativamente è sceso da 383 a 318. E nel Belpaese? Purtroppo, anche se il 96% dei siti di balneazione italiani esaminati ha uno stato buono o eccellente, il numero più elevato di siti di balneazione con una qualità delle acque scarsa è stato registrato proprio in Italia con 100 siti, pari all’1,8%, seguono in questa blacklist la Francia con 82 siti, pari al 2,4% e la Spagna  con 39 siti, pari all’1,8%. 

In generale però è importante sottolineare che le acque di balneazione europee sono molto più pulite rispetto a 40 anni fa, quando ingenti quantitativi di rifiuti urbani e industriali non trattati o parzialmente trattati venivano scaricati in acqua. Il rapporto, infatti, conferma che “Da quarant’anni le spiagge e i siti di balneazione in tutta Europa seguono una tendenza positiva con acque sempre più pulite. La valutazione ha riunito campioni di acqua raccolti in oltre 21.000 siti di balneazione costieri e interni e fornisce una buona indicazione dei migliori siti in cui quest’estate sia possibile trovare la migliore qualità delle acque” confermando come la grande maggioranza delle zone di balneazione in Europa può vantarsi di avere acque di buona qualità. Per il Commissario dell’Unione all’ambiente, affari marittimi e pesca, Karmenu Vella, “Questa eccellente qualità delle acque di balneazione europee non è casuale: è il risultato di un duro lavoro di professionisti competenti e impegnati, che mostra l’importanza di promuovere le politiche dell’Ue”.

Commentando i dati, anche Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Eea, ha ricordato come questo trend positivo “Permette ai cittadini europei di scegliere consapevolmente i siti di balneazione che intendono visitare quest’estate e dimostra anche l’efficacia delle nostre politiche ambientali nonché i vantaggi pratici della protezione della salute e della vita umana quando si effettuano eccellenti raccolte e analisi di dati”. Un buon punto di partenza, che in Italia per Goletta Verde non può però far dormire sogni tranquilli: “Resta ancora molto da fare sul fronte dell’informazione ai bagnanti. La cartellonistica in spiaggia è ancora troppo scarsa, nonostante da tre anni sia scattato l’obbligo per i Comuni costieri di apporre pannelli informativi circa la qualità delle acque” ha ricordato la ong.

“Il nostro è un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità - ha aggiunto la portavoce di Goletta Verde, Serena Carpentieri - ma restituisce comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. Il nostro obiettivo non è fermarsi alla semplice denuncia, ma avviare un approfondimento e confronto per fermare principalmente l’inquinamento da mancata depurazione che si riversa in mare”. Così anche se la barca di Legambiente conferma i risultati dell’ Eea e un buono stato di salute generale non ci si può dimenticare che il numero più elevato di siti di balneazione con una qualità delle acque scarsa è stato registrato lungo le coste italiane, criticità segnalate da anni di indagini di Goletta Verde e sulle quali occorrerebbe intervenire subito per poter dire con orgoglio e sempre più spesso “Guarda che mare!” anche nel Belpaese.

Alessandro Graziadei

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