domenica 18 marzo 2018

Quando la cittadinanza diventa “ecoglocal”

Attualmente circa la metà della popolazione mondiale vive in città, una tendenza che secondo le Nazioni Unite porterà nel 2050 quasi 6 miliardi di persone a popolare le megalopoli, aumentando i problemi legati alla gestione del traffico, alla riduzione dei servizi, all’abbassamento della qualità della vita e a gravi emergenze ambientali. Quando parliamo di cittadinanza globale, quindi, non possiamo più riferirci a un senso di appartenenza a una comune umanità che include l’interdipendenza politica, economica, sociale e culturale, ma dobbiamo essere sempre più consapevoli dell’esistenza di un’interconnessione ecologica ormai fondamentale nel rapporto tra locale e globale, un concetto non sempre chiaro a buona parte del “nuovo” panorama politico del Belpaese, più interessato alla “messa a reddito” del territorio che alla sua tutela. Che fare? Occorre ricominciare dal basso, come sta facendo ormai dal 1993 l’Associazione Casale Podere Rosa  che a Roma gestisce in concessione d’uso un vecchio casale di campagna di proprietà del Comune tra i quartieri di San Basilio e Talenti ed è diventata per i cittadini di questo territorio un punto di riferimento consolidato per le attività culturali, sociali e ambientali

L’Associazione è impegnata da alcuni mesi in un’interessante indagine conoscitiva del Parco Regionale Urbano di Aguzzano, un lembo di campagna romana divenuto parco nel 1989 dopo le strenue battaglie dei cittadini. Si tratta di un’area molto amata dalla popolazione romana, con una superficie di circa 60 ettari che si trova nella periferia nord est di Roma, compresa tra i quartieri di Rebibbia, Casal de’ Pazzi, S. Basilio e Podere Rosa. Obiettivo dello studio è quantificare i “servizi ecosistemici” che l’area verde rende alla cittadinanza attraverso un progetto di “citizen science” svolto insieme a un gruppo di dieci cittadini del quartiere, tutti volontari opportunamente formati e coordinati dall'associazione, impegnati a capire quante tonnellate annue di inquinanti atmosferici la copertura vegetale del parco riesce a trattenere e quante affezioni respiratorie e malattie letali il parco potenzialmente evita ai romani. 

Non è però una questione "solo" di salute. Secondo il  XII rapporto sulla Qualità dell’ambiente urbano dell’Ispra la spesa per la sanità pubblica in Italia direttamente connessa all’inquinamento dell’aria è stimata tra i 47 e 142 miliardi l’anno stando a dati più recenti, ma ancora relativi al 2010. In particolare la scarsa e alle volte pessima qualità dell’aria delle città, contribuisce all’incremento non solo dei costi per le cure oncologiche, ma anche a quelli per malattie croniche sempre più diffuse come quelle degli apparati cardiocircolatorio e respiratorio, quali asma, allergie, broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD, nella sigla inglese), o a quelli dovuti a patologie come il diabete, le malattie del fegato e l’obesità.

Il progetto che è iniziato a giugno 2017 e terminerà a giugno del 2018 ha inizialmente suddiviso il Parco in 119 aree di campionamento della vegetazione, ciascuna di circa 300 mq, effettuando il censimento di tutti gli alberi e arbusti presenti con un software open source. “Per gli alberi in particolare abbiamo registrato la specie e misurato con una procedura standard l’altezza, la circonferenza del tronco, l’area di insidenza (ampiezza della proiezione a terra della chioma), le coordinate geografiche di ciascun albero all’interno dell’area di campionamento e il loro stato di salute. Tutti questi dati, una volta ultimate le analisi, forniranno i principali parametri per definire la struttura dell’ecosistema, l’indice di superficie fogliare e tutte le altre variabili necessarie a quantificare i servizi ecosistemici resi dalla foresta urbana di Aguzzano” ha spiegato l’associazione. I valori delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici dell’area saranno invece acquisiti tramite le stazioni di monitoraggio dell’ARPA Lazio mentre i valori delle precipitazioni saranno acquisiti tramite l’agenzia regionale ARSIAL.

Mettendo in relazione i dati raccolti i volontari di Podere Rosa potranno dimostrare in modo scientifico che il Parco di Aguzzano può essere una risorsa importante per Roma visto che la copertura vegetale è in grado di rimuovere grandi quantità di inquinanti atmosferici e di polveri sottili migliorando sensibilmente la qualità dell’aria e la salute dei cittadini. Per l’associazione gli "ecosystem services" associati a foreste urbane manutenute e ben gestite sono numerosi: “Oltre alle funzioni di tipo sociale e ricreativo, meno note, ma altrettanto importanti sono la mitigazione dell’effetto isola di calore delle grandi città, l’isolamento termico a beneficio degli edifici prossimi alle aree verdi con conseguente riduzione delle spese di riscaldamento e raffrescamento, l’isolamento acustico, l’assorbimento delle acque meteoriche e la decongestione delle reti fognarie, la fitodepurazione delle acque superficiali, l’effetto barriera contro gli eventi atmosferici anomali, la protezione del suolo dai fenomeni di inaridimento ed erosione, la conservazione della biodiversità animale e vegetale e infine l’essenziale abbattimento dei principali inquinanti atmosferici, quali ozono, CO2, polveri sottili, NOX, SO2”.

L’obiettivo è produrre una stima, almeno orientativa, del valore economico sulla nostra salute di questi servizi ecosistemici che vanno a sommarsi alle funzioni ricreative ed estetiche, già di per se fondamentali per la comunità residente.  “In definitiva intendiamo dimostrare che un'importante forma di valorizzazione del territorio consiste nella tutela e gestione dei parchi e delle foreste urbane, perché questo produce benefici di lunga durata per l’intera comunità”. Stando ai primi dati emersi dall'indagine e riportati sul sito Il Cambiamento sembra che “la vegetazione di Aguzzano rimuova ogni anno oltre 2 tonnellate di inquinanti atmosferici e produca oltre 163 tonnellate di ossigeno. Inoltre trattiene nei tessuti vegetali 1,2 tonnellate di carbonio e ne sequestra ogni anno circa 70 tonnellate. Anche le precipitazioni atmosferiche assorbite dalla superficie del parco che vanno a ricaricare la falda acquifera (invece di allagare le strade, caricarsi al suolo di inquinanti e finire in fogna) sono interessanti: si tratta di 3.700 m3 di acqua ogni anno”. Una lezione indispensabile per allargare il concetto di “cittadinanza globale” a quello di “cittadinanza ecoglocal”, utile per molti altri contesti urbani!

Alessandro Graziadei

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