Era il 1990 quando il marchio Salewa, fondato l’8 luglio 1935 da Joseph Liebhart direttore di una Cooperativa di sellai, veniva acquistato da Heiner Oberrauch e il gruppo Oberalp, rilanciando così a Bolzano un’azienda che oggi conta oltre 600 addetti e che produce e distribuisce in tutto il mondo abbigliamento e attrezzature tecniche per le attività sportive in montagna. Come l’americana Patagonia, anche la Salewa è formata da un gruppo di appassionati di montagna che hanno fatto della responsabilità ambientale e sociale una missione “che ci unisce nel rispetto della natura e nell’impegno verso le comunità in cui viviamo e lavoriamo”. Non è un caso quindi se dallo scorso marzo l’azienda ha offerto a quindici persone tra rifugiati e migranti provenienti dai diversi centri di accoglienza di Bolzano un lavoro in un orto di 3.000 metri quadrati e un percorso di formazione utile per imparare le tecniche dell’agricoltura biologica indispensabili per produrre verdure e altri prodotti agricoli di qualità destinati ad una distribuzione a km 0.
Per la maggior parte dei profughi l’Alto Adige è una terra di transito data la sua vicinanza con il confine di Stato. I profughi che attraversano l’Alto Adige spesso non intendono fare domanda di asilo in Italia, bensì in altri Paesi europei, ma “approdano” prima nelle stazioni di Bolzano e del Brennero e poi nei centri di accoglienza locali perché vengono bloccati dai controlli della Polizia e viene impedito loro di continuare il viaggio verso l’Europa del nord. I migranti che invece vorrebbero fermarsi per farlo devono superare l’ostacolo più difficile: trovare un lavoro. Stephanie Völser, Executive Assistant del Presidente di Salewa Oberrauch e responsabile di questo progetto, è impegnata dall’inizio del 2016 nel movimento Binario 1 che offre assistenza e supporto ai rifugiati e ai migranti che arrivano a Bolzano. Grazie a questa esperienza ha sviluppato la convinzione che l'inserimento sociale dei migranti nella comunità locale è possibile solo se accompagnato da un’occupazione attiva come quella offerta da Oberrauch che ha così deciso di mettere a disposizione di una piccola impresa agricola migrante un’ampia area di terreno antistante la moderna sede del gruppo, che nel 2011 si è meritata la certificazione Work&Life della rete CasaClima per il risparmio energetico.
Secondo il presidente Oberrauch “Non avere niente da fare è una delle cose peggiori, perché toglie alle persone dignità e speranza per il futuro”, per questo “abbiamo provato a proporre alle associazioni e alle istituzioni locali delle attività destinate ai rifugiati e migranti, ma senza successo. Penso che la politica non possa risolvere tutto e che sia un nostro dovere civile impegnarsi in prima persona. Essendo l’agricoltura parte integrante della cultura e della vita della nostra comunità è nata l’idea di provarci con l’Orto Salewa”. Così lo scorso marzo sono iniziati i lavori preparatori dell’orto che già da alcuni mesi impegna i migranti nella coltivazione di oltre trenta qualità di verdure, erbe aromatiche, mirtilli e lamponi. La loro attività è seguita da alcuni volontari, come Caroline Hohenbühel, che come la Völser ha messo al servizio del progetto la propria esperienza maturata nel movimento Binario 1 e Josef Zemmer, un maestro artigiano esperto in coltivazioni sostenibili che sta trasmettendo loro tutte le tecniche dell’agricoltura biologica.
Ma la rete nata attorno a questo progetto non sì è fermata a questi primi contributi ed è cresciuta nel tempo creando attorno a rifugiati e migranti una ampia e trasversale solidarietà. La cooperativa sociale OfficineVispa ha permesso di superare alcuni ostacoli di carattere burocratico integrando i lavoratori tra i soci della cooperativa, gli attrezzi agricoli sono stati forniti gratuitamente dal Consorzio Agrario di Bolzano e attualmente sono depositati in un container messo a disposizione dalla ditta Niederstätter che si occupa di noleggio di materiali e attrezzature per l’edilizia, mentre il vivaio Gardencenter Biasion ha offerto tutte le piante indispensabili per avviare l’Orto Salewa. Non appena è cominciata a circolare la notizia del progetto, infine, Gregor Wenter ed Egon Heiss, rispettivamente proprietario e chef stellato del ristorante Bad Schörgau a Sarentino, si sono fatti vivi per chiedere di diventare clienti dei prodotti dell’Orto Salewa ed Heiss ha voluto procurare anche il fertilizzante organico che insieme al compost fornito gratuitamente da Bioenergia Trentino è un elemento indispensabile per la coltivazione sostenibile di questo particolare orto solidale.
Alessandro Graziadei
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