domenica 6 novembre 2016

È tutta una questione di alberi (e di buon senso)!

Di fronte a problemi quali il cambiamento climatico e l’inquinamento gli alberi possono essere una parte importante della soluzione? È possibile. Secondo lo studioPlanting Healthy Air” pubblicato da The Nature Conservancy e presentato il 31 ottobre scorso al meeting annuale dell’American Public Health Association, “Un investimento di solo 4 dollari per cittadino nella piantumazione di alberi in alcune delle più grandi città del mondo, potrebbe migliorare la salute di decine di milioni di persone, riducendo l’inquinamento dell’aria e raffrescando le strade delle città”. Lo studio  realizzato in collaborazione con C40 Cities Climate Leadership ha così fornito agli amministratori pubblici dati utili per dimostrare che gli “investimenti in alberi” possono migliorare in poco tempo la salute pubblica urbana.

Soprattutto nelle grandi città, infatti, gran parte dell’inquinamento atmosferico, che proviene dalla combustione dei combustibili fossili utilizzati per riscaldarsi e spostarsi, causa ogni anno più di 3 milioni di morti per gli effetti delle polveri sottili: un inquinante atmosferico così piccolo che può entrare nel flusso sanguigno e nei polmoni, causando asma, malattie cardiache e ictus. Nel contempo le ondate di caldo cittadino, destinate ad aumentare con il cambiamento climatico, sono già oggi  uno dei fattori meteorologici più letali al mondo (soprattutto per le persone anziane che non hanno accesso all’aria condizionata). Che fare? In attesa di una decrescita che per il momento sembra distante anni luce dalle ricette che la dittatura del PIL suggerisce ai politici, il principale autore dello studio, Rob McDonald, sottolinea che “Gli alberi urbani possono salvare molte vite umane e sono altrettanto convenienti delle soluzioni più tradizionali come mettere depuratori sulle ciminiere o dipingere i tetti di bianco”. A quanto pare pochi ettari di alberi possono rimuovere più di un quarto dell’inquinamento da particolato e, quando vengono piantati nei posti giusti, sono in grado di offrire una barriera molto efficace filtrando l’aria cattiva e raffreddandola, proteggendo così la salute di tutti i cittadini. 

Il ritorno degli “investimenti in alberi” sarebbe quindi particolarmente vantaggioso in città ad alta densità di popolazione e ad alta concentrazione di sostanze nocive e caldo, come quelle di India, Pakistan e Bangladesh che sono in testa alla classifica mondiale delle città più inquinate. Ma i dati dello studio mostrano che anche i residenti di città come Roma e Milano, al pari di tutte le 245 città prese in esame, avrebbero un grande ed economico beneficio dalla piantumazione di alberi. “Un investimento globale annuo di 100 milioni di dollari sarebbe in grado di  raffrescare città dove vivono  77 milioni di persone e di ridurre fortemente il particolato che respirano 68 milioni di persone”. Per questo The Nature Conservancy  è convinta che ad oggi “Gli alberi sono la soluzione più rapida ed economica per rendere l’aria fresca e pulita, offrendo allo stesso tempo altri vantaggi, tra i quali  aree verdi urbane per i residenti, habitat per la fauna selvatica e ampie aree per lo stoccaggio di carbonio”.  

Per McDonald “Gli alberi da soli non possono risolvere tutti i problemi del mondo, ma sono un pezzo importante della soluzione”, quando non sono manipolati dagli interessi commerciali dell’uomo. Sì perché capita, in questi casi, che gli alberi possano diventare un problema come sta accadendo nelle foreste del Michoacán in Messico, uno dei principali produttori di avocado al mondo. La crescita delle esportazioni e l’aumento dei prezzi sui mercati internazionali dell'avocado stanno portando alla distruzione delle foreste di pini del Messico centrale dove gli agricoltori piantano i giovani alberi di avocado nella foresta (anche dove sono protette) e abbattono i pini man mano che crescono gli alberi da frutto, così nessuno si accorge che la foresta sta scomparendo. “Anche dove la deforestazione non si vede, ci sono avocado che crescono sotto i rami di pino, e prima o poi i pini saranno abbattutiha spiegato al network Salva le Foreste Mario Tapia Vargas, ricercatore presso l'Istituto Nazionale Messicano delle Ricerche sulle Foreste l’Agricoltura l’Allevamento e la Pesca

Come spesso accade non si tratta “solo” di tutelare la biodiversità, perché in questi la deforestazione è molto più di una questione scientifica. Le autorità hanno già rilevato piccoli appezzamenti convertiti in piantagioni di avocado nella riserva per le farfalle monarca essenziali per lo svernamento della specie. “Come se non bastasse, un albero maturo di avocado utilizza quasi il doppio dell’acqua della foresta naturale, e le piantagioni minacciano i leggendari torrenti cristallini di Michoacán, essenziali per le foreste e la fauna locali” ha ricordato Salva le Foreste. Secondo Greenpeace Messico, che dal 2010 denuncia il peggioramento della situazione, la deforestazione oggi minaccia seriamente anche le popolazioni autoctone: “oltre a devastare le foreste e minacciare le falde idriche, la coltivazione di avocado fa uso massiccio di prodotti chimici, mentre le casse di imballaggio dei frutti richiede grandi quantità di legna. Tutto questo rappresenta una minaccia per il benessere degli abitanti della regione” ha spiegato l’ong. Intanto le strade rurali che attraversano le montagne di questa zona del Messico fanno i conti con un aumento esponenziale del traffico di autocarri pesanti che trasportano i “nostri” avocado. È tutta una questione di alberi, quindi, di alberi e di buon senso.

Alessandro Graziadei

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